Mi chiamo Clemens, ho 19 anni e vengo dalla Germania. L’anno scorso ho finito la scuola e come tanti tedeschi ho deciso di prendermi un anno sabbatico all’estero, con il Corpo Europeo di Solidarietà. Da settembre fino a giugno ho fatto volontariato nell’associazione “San Giovanni Apostolo Onlus”, un centro giovanile a Palermo, dove vengono bambini da 5 a 18 anni dopo la scuola.
Prima di iniziare non avevo aspettative ma tante idee per il progetto: perché sono una persona creativa a cui piace fare le cose artistiche, ho pensato di fare soprattutto arte e musica con i ragazzi. Nel centro c’è un pianoforte e una chitarra con cui volevo cantare o anche insegnare qualcosa. E poi avevo l’idea di fare una base strumentale per una canzone, lasciare i ragazzi scrivere un testo e registrarlo insieme sulla base con il mio microfono e il computer. Alla fine non ho potuto fare tutto ma penso che le cose che abbiamo fatto insieme erano un nuovo arricchimento per i ragazzi del centro ma anche per me.
All’inizio era difficile per me relazionarmi con i ragazzi e soprattutto i grandi, perché dovevo imparare la lingua meglio. Ma dopo poco ho costruito una buona connessione con i bambini e un paio dei ragazzi più grandi. Così ho cominciato a provare a mostrare la possibilità di fare musica con me. E gli è piaciuto tanto provare questa cosa nuova e mi hanno chiamato quasi ogni giorno per suonare con la chitarra o con il pianoforte. Con alcuni è stato più facile, con altri più difficile, ma in generale sono riuscito a mostrare alcuni accordi o melodie famose. Ma dopo qualche prova di insegnamento, ho capito che uno strumento come la chitarra o il pianoforte è piuttosto una cosa per toccare e giocare e non per fare musica. Così è stato un poco frustrante e faticoso per me e ho deciso di accompagnare piuttosto e lasciare loro cantare. Ho fatto questo insieme a Giovanni, un altro operatore che fa i workshops di musica, e con il suo aiuto, siamo riusciti a motivare più bambini di nuovo a fare musica con noi. Per esempio abbiamo trovato un ragazzo con una voce bella, che voleva cantare una canzone con il mio accompagnamento per l’anniversario dei 25 anni dell’associazione di fronte a tante persone.
Poi non sono più riuscito a realizzare con loro l’idea di creare una propria canzone, perché sembrava così difficile per me motivare i bambini per una nuova cosa creativa e anche non credevo che sarebbe stato possibile per i bambini trovare calma nell’ambiente rumoroso e confuso del centro giovanile e impegnarsi seriamente nel progetto. Ecco perché non volevo ancora portare con me la mia tecnologia. Ma forse dopo più tempo e un legame ancora più forte con i bambini avrebbe potuto funzionare.
Nel periodo di Natale ho potuto realizzare un workshop in cui ho mostrato tanti modi per fare stelle di carta come io lo conosco dalla Germania. Ai bambini è piaciuto molto e un altro operatore ha mostrato altre stelle. Così abbiamo potuto decorare insieme l’albero di Natale con le stelle fatte dai bambini.
Le altre attività nel centro erano ogni giorno più o meno le seguenti. Dopo la preghiera iniziale cominciavamo con i compiti. All’inizio stavo di più nella stanza dei più grandi, perché c’era Matteo, un operatore che poteva aiutarmi bene in inglese perché era difficile inizialmente comunicare con i bambini in italiano. Poi potevo aiutare bene un paio dei grandi con inglese, matematica, fisica, musica e latino. Ma dopo qualche tempo ho capito che la maggior parte dei ragazzi più grandi erano in realtà più riservati e per ragioni linguistiche si sentivano più a loro agio con gli operatori locali. Invece con i bambini piccoli era più facile imparare la lingua insieme, dopo che già avevo imparato una base: li capivo meglio, perché non usavano parole difficili e loro non avevano paura di parlare con uno straniero. Quindi, per continuare a sentirmi utile, ho passato sempre più tempo ad aiutare i più piccoli nei compiti e alle fine sono stato con la nuova volontaria Marta quasi sempre nella stanza dei piccoli. Ho scoperto da solo che per me in questo progetto è più bello fare le attività con i bambini. Loro volevano giocare sempre con me a Uno – ogni giorno. A volte mi hanno insegnato i giochi siciliani come cucù, trentuno o “stella” – una cosa bella, che porterò con me in Germania. Ma perché diventava un po noioso giocare lo stesso gioco ogni giorno, ho provato a mostrarne nuovi, come Memory, in quale si deve concentrare di più, e a tutti è piaciuto. E poi per il resto passavo la maggior parte del tempo a giocare a calcio, o detto meglio, a risolvere i conflitti tra i bambini. Sempre dopo le 16:00 mi hanno chiamato per “aprire l’altro lato” e stare con loro lì, perché ci vuole una persona che li supervisiona e così diventavo un compagno di squadra importante per loro – e più tardi pure Marta..
Alla fine sono molto contento del mio tempo qui. Oltre ad aiutare con i compiti e giocare ogni giorno penso di aver potuto contribuire con le mie idee, anche se non è stato tutto come ho pensato prima.
Clemens Holter